Brevissima arringa oltre il postmoderno

Cari social, gentili critici, onorevoli opinionisti, artisti, storici,
finiamola, porco zio, di scandalizzarci per una cazzo di banana.
Finiamola, dico davvero.
Il problema non è Cattelan, il problema siamo noi.
Maurizio è finito, il postmoderno pure, alé.

Ok, eccola, vi faccio la citazione colta:

«Oggi, e sempre di più, lo stesso apparato culturale-economico, per essere competitivo sul mercato, deve non solo tollerare, ma produrre direttamente effetti e risultati sempre più scioccanti. (…) Qui, come nella sfera della sessualità, la perversione non è più sovversiva: gli eccessi scioccanti sono parte del sistema stesso, il sistema si nutre di essi per riprodursi» .

(Žižek S., Il trash sublime, 2000)

Potremmo iniziare con citazioni a catena… però, ecco, che ci basti questa. Aggiungo io che l’apparato culturale-economico è ormai incapace di produrre anche lontanamente effetti genuinamente scioccanti. Siamo nel post-scioccante. Che cosa c’è di scioccante in una banana appesa al muro? Che cosa c’è di scioccante in uno che mangia una banana? Sappiamo benissimo, almeno dal 1917, che la banana non ha nessun valore d’uso, che può davvero essere qualsiasi cosa, cioè nulla, il vuoto, che può essere replicata e sostituita (nella fattispecie, anzi, lo prevede il contratto stesso). Inoltre viviamo intrappolati in uno spazio ipermediale dove crediamo evangelicamente a quello che ci dicono: è tutta una montatura, no?

Viviamo una crisi economica ed ecologica globale senza precedenti, l’Apocalisse è alle porte e di cosa discutono le alte (e le basse) sfere dell’estetica? Lo scandalo della banana. Io amo essere scandalizzato, anzi, evviva il piacere dello scandalo (cit.), però, suvvia, oramai è una beffa, davvero, non facciamoci prendere per il culo.

Ma perché non ci scandalizziamo davanti all’assurdità di una bottiglietta di plastica, davanti alle pieghe che sta prendendo il lavoro cognitivo, i runner di JustEat, ai morti in mare e compagnia bella e così via così via così via lo sapete lo sappiamo. In ogni caso grazie Cattelan per aver reso evidente, finalmente, quanto l’attuale sistema economico-culturale sia agli sgoccioli. Di quanto l’arte sia altrove. Ecco, ve lo dico, Greta Thunberg è stata capace di un’azione estetica molto più pertinente e “artistica” del caro, carissimo Maurizio.

Capiamoci: il mondo è lì, non è dato, interveniamo per cambiarlo, plasmarlo, inventarlo, costruirlo. Non chiudiamoci nelle fiere ad appender e mangiar banane. Agiamo sul Reale, la fine è vicina. Abbiamo bisogno di un classe di artisti che sguscino via dalla postmodernità. Usiamo le banane: facciamone armi, dildi, caschi, diete, molotov, che ne so, vedete voi.
E inauguriamo una stagione, ma pure due tre quattro, dove Arte Politica e Scienza si ritrovino per ibridarsi felicemente, individuare le questioni e fare del Mondo il tableaux estetico dove le banane siano grandi strumenti di piacere.

Marcel Manzoni Jr.

[9/12/2019]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *